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 LA PREGHIERA SECONDO CHIARA LUBICH

Chiara Lubich


1. IL VALORE DELLA PREGHIERA

I primi tempi si dava spazio alla preghiera: di giorno e di notte, quando per il sonno era un tormento recitare il rosario a braccia alzate. Ma si pregava molto, certamente più di ora, anche perché era tutta preghiera spontanea.

Girava allora tra le prime focolarine un motto e lo si viveva: “Pregare come angeli, lavorare come facchini”. Anch'esso, come altri, ci è servito a portare avanti la spiritualità dell'unità, a portare allargo la nostra rivoluzione.

Oggi, mi sembra, è fuori dubbio che noi viviamo la seconda parte del motto dei primi tempi: “lavorare come facchini”. Sappiamo che nell'Opera tutti hanno da fare così tanto da essere a volte fiaccati da un superlavoro.

Ma esso è compensato sempre dalla prima parte? Si prega come angeli? Se non è così, vogliamo essere cosi ingrati verso Dio che ci ha aperto tanto facilmente la comunione con lui, che ci ha fatto dono della cosiddetta “preghiera mentale”, da non far tutta la nostra parte per mantenerla, approfondirla e renderla più frequente?

Meditando la Parola di vita «Qual vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?» mi sembra che per chi è molto impegnato nell'Opera di Maria, essa può avere anche questo significato: quale vantaggio potreste avere nel lasciarvi trascinare a volte ad un'attività apostolica frenetica, ad una quasi “eresia dell'azione” - come si dice - che assorbe praticamente tutto il vostro tempo, quando è per voi volontà di Dio crescere in tutti i sensi? Che importa darsi tanto da fare per conquistare molte persone quando la vostra anima rimane piccola e imperfetta perché non trova, ad esempio, un'ora veramente tranquilla per quel suo tipico nutrimento che è la preghiera? Che importa darsi tanto da fare se poi quelle preghiere, che sono per voi un sacrosanto dovere, sono fatte in mezzo a tante distrazioni, sono dette superficialmente ed in fretta, o vengono abbreviate? Certamente questa Parola è, per quelli tra noi che si comportano in questo modo, un ottimo correttivo per metterli nella linea giusta del crescere interiormente; risveglia in noi quell'esigenza essenziale dell' “l'unica cosa necessaria” (Cf. Lc 10,42) che è l'unione con Dio. Inoltre ci rimette anche nel binario esatto per svolgere il nostro apostolato che, fondamentalmente non deve essere nient'altro che irradiazione del nostro amore per Iddio.

Ma se l'amore verso Dio viene meno, perché non c'è unione con Dio senza preghiera, che cosa potremo irradiare?

La preghiera, dunque, dovrebbe rappresentare per noi come il sottofondo luminoso del nostro amore per Dio in tutto quanto facciamo.

E come ci comporteremo perché ciò sia?

Anzitutto, nel fare i nostri programmi mensili, settimanali, giornalieri, diamo spazio alla preghiera.

 


2. PREPARARSI ALLA PREGHIERA

Le preghiere vanno fatte veramente bene. E, perché ciò sia, esse - dicono gli esperti - hanno bisogno di una preparazione remota e di una prossima.

È preparazione remota il mantenersi col cuore distaccato da tutto. A questa preparazione - mi sembra - noi tutti siamo impegnati. Non è tutta la nostra vita amare Gesù Abbandonato? Non parliamo forse sempre di distacchi, di potature e soprattutto di quel distacco che porta con sé l'essere proiettati nell'amore verso i fratelli, il vivere gli altri e non noi stessi? Sì questa preparazione c'è. Almeno, è la nostra quotidiana tensione.

Ma, oltre a quella remota, occorre anche una preparazione prossima, e quindi scegliere anzitutto l'ambiente più adatto a ciascuno di noi per pregare bene. Esso può essere la nostra stanza, la cappella, il giardino, stare in mezzo alla natura, ecc.

Dobbiamo raccoglierci in silenzio e trovare anche per il corpo, che è così legato all'anima, la posizione più indicata (in ginocchio o seduti, con le mani giunte o in altra posizione riverente). E cerchiamo di non stancarci troppo prima del suo momento, perché non arriviamo davanti a Dio privi di forze, di capacità di concentrazione; perché non siamo costretti a dare a lui gli attimi meno felici della nostra giornata.

Inoltre, prima di pregare vediamo di fare sempre un momento di raccoglimento. Poi preghiamo col cuore, accompagniamo con l'anima quanto dicono le parole.

Tutto questo è una preparazione necessaria che noi, forse, dobbiamo migliorare. Essa ci consente di far meglio quella volontà di Dio che è la preghiera; di non sprecare la preghiera vocale con cui si dicono a Gesù tante stupende cose; di mantenere vivo nel nostro cuore, anche nel resto del giorno, il nostro colloquio con Dio.

In Cielo, dove speriamo di andare, la vita non sarà tanto apostolato, quanto lode, ringraziamento, adorazione a Dio, Trinità Santissima. Dobbiamo imparare fin da adesso come si vivrà lassù.

 


3. LA PREGHIERA DEL ROSARIO

Fra le tante preghiere della giornata ce n'è una che a me piace particolarmente perché la nostra è l'Opera di Maria: questa preghiera è il rosario. Ma perché il rosario?

Per un fatto, al quale, oggi, quasi nessuno accenna e che pure è presentissimo nel mondo ed abbraccia il brano di storia che stiamo vivendo. Siamo convinti, infatti, che negli avvenimenti dell'Est europeo, che hanno segnato la fine del 1989 e continuano a svolgersi, giorno dopo giorno, negli anni '90, fra nuove conquiste ed inevitabili difficoltà, c'è di mezzo la Madonna. È questo anche il pensiero del Santo Padre Giovanni Paolo II. C'è di mezzo in maniera discreta, come è suo stile, perché vuole che tutta la gloria sia data a Dio, ma c'è. L'aveva promesso a Fatima che «finalmente» il suo Cuore immacolato avrebbe trionfato. Su cosa? Sull'ideologia materialista, sull'ateismo, liberando popoli annientati. E lo ha fatto e lo sta facendo e tutti lo vedono. Ma di lei - come ho detto - non si parla. Noi però, che siamo Opera di Maria, non possiamo sottacerlo. Dobbiamo dirlo almeno fra noi. Dobbiamo soprattutto ringraziarla, lodarla e pregarla di intercedere ancora presso Dio perché porti a termine quest'opera che interessa tutti, perché dà un nuovo assetto all'Europa e ha conseguenze sul mondo intero. Possiamo fare ciò non moltiplicando le preghiere, ma perfezionando quelle che già pratichiamo.

Nell'Ave Maria, ad esempio, che recitiamo cinquanta volte nel rosario (perché chi ama non smetterebbe mai di ripetere il proprio amore) abbiamo modo di lodarla: «piena di grazia» - diciamo: «il Signore è con te», «tu sei benedetta fra le donne...». Dobbiamo ripetere queste parole con il cuore gonfio d'amore, come a dire: se tale sei, capiamo perché hai potuto tanto.

E poi nella Salve Regina: «madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra», «avvocata nostra», «clemente, pia, dolce Vergine Maria».

Nell'Ave Maria abbiamo modo anche di pregarla, chiedendole di intercedere ancora: «prega per noi peccatori adesso», in questo tempo così eccezionale.

Nella Salve Regina: «A te ricorriamo», «a te sospiriamo», «i tuoi occhi misericordiosi rivolgi a noi».

Ma nel rosario non si prega solo Maria: c'è il Gloria che tutti possiamo innalzare al cielo, nel quale si dà sfogo al proprio cuore che vuole gridare la gloria della SS. Trinità; c'è il Padre nostro con cui tutti possiamo implorare: che sia santifi­cato il suo nome anche là dove è stato messo sotto silenzio; che venga il suo regno, con la dilatazione della Chiesa, dovunque, e anche là dove è stata perseguitata; che sia fatta la sua volontà e non quella degli uomini; che sia dato il pane che tanto manca (è il primo problema da risolvere in quei Paesi), che vinca il perdono reciproco, che ogni tentazione di reciproca sopraffazione stia lontana.

E nel rosario si passano in rassegna i misteri della nostra fede, la storia della nostra salvezza, comune a tutti i cristiani.

Sì, dobbiamo migliorare - ognuno come può - la preghiera del rosario per riconoscere la dolcissima protagonista di quanto è successo e succede di grande, perché non dimentichi che ora, crollati i muri, occorre con quelle pietre - come ha detto il Papa - costruire la casa comune europea, un pezzo di quella unità del mondo in cui, come bambini, speriamo.

Dobbiamo anche pregarla perché, come è intervenuta nel nostro continente, così intervenga in quelle nazioni dell'Asia, dell'Africa, dell'America centrale, dove non bastano gli sforzi umani per liberare i popoli, ma occorrono interventi soprannaturali come quelli cui abbiamo assistito. Poi dobbiamo pregarla per tutta l'umanità, per tutti i problemi. Lei è madre di tutti e di ognuno, abbraccia il mondo ed ogni singola persona, appunto perché madre.

Gesù non predicava soltanto, non faceva solo miracoli, non chiamava solo discepoli a seguirlo: s'immergeva nella preghiera al Padre. Maria poi era tutta devozione, tutta inabissata in Dio. La preghiera non può non aver un posto di privilegio anche nella nostra vita. E uno dei segreti della fecondità del nostro agire.

Perciò attenzione alla preghiera e, in particolare, al rosario.

Perché si può intuire come ha fatto Maria a intervenire nella storia che viviamo. Ha soprattutto pregato. Ha pregato così bene, così a lungo, da ottenere. Certamente lei ha ottenuto perché era la tutta santa, la tutta bella, l'onnipotente per grazia. Per quanto possiamo, dobbiamo anche noi essere santi, almeno nel presente; essere cioè il nostro ideale vivo, sempre nell'amore...

Se la nostra preghiera al Padre, alla Santissima Trinità, a Gesù, a lei, poggerà su questa realtà, sarà gradita a Dio.

A volte si sente qualcuno obiettare che il rosario sia ormai una preghiera superata, non adatta ai tempi attuali.

E invece è una preghiera moderna, anzi modernissima, perché la Madonna anche nelle ultime apparizioni parla del rosario, perché il Papa dice che è una preghiera meravigliosa e la recita sempre, perché la Chiesa la consiglia, perché insomma è bella, proprio bella!

Ricordo una volta che mi trovavo ad Assisi ed ero con dei fratelli cristiani non cattolici e per caso ho trovato su un muretto, proprio fuori della basilica del santo, un rosario. Allora un pastore luterano mi ha detto: «Cos'è il rosario per voi? Come mai si dice Ave Maria e poi ancora Ave Maria, cinquanta volte Ave Maria?». Ed io: «Ma lei ama la Madonna? Quando si ama una mamma si vorrebbe dirle ben più di cinquanta volte: ti amo, ti amo. Quando si ama qualcuno si vuole continuare a dirlo, anzi se ci si frena a un dato momento, sembra che si spenga l'amore». E lui ha capito.

Ma quello che vorrei confidarvi è come dico io il rosario.

Il rosario è intramezzato dai cosiddetti misteri, che sono degli avvenimenti biblici proposti alla nostra meditazione.

I consiglieri spirituali dicono che si può dire l'Ave Maria, quasi meccanicamente, e intanto pensare al mistero che si menziona all'inizio della decina.

Io ho provato a fare così e ho visto che, pensando a questi misteri, mi faccio una ripassata di tutta la spiritualità dell'unità.


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